Edilizia, RI-STRUTTURA
L’ex Chiesa di Santa Chiara nell’isola di Murano si trova nella porzione sud, denominata Santo Stefano, in prossimità dell’attuale rio dei Vetrai, laddove intorno al 1300 si stabilì il primo insediamento degli artigiani del vetro. Edificata in tempi antichi nell’ambito di un complesso conventuale agostiniano, passò poi alle suore francescane di Santa Chiara e nel 1810, in seguito al noto decreto Napoleonico, la chiesa e il convento furono soppressi.
Dotata di un vasto patrimonio edilizio e localizzata in posizione favorevole fra la bocca di porto, Venezia e la terraferma, la chiesa di Santa Chiara divenne dunque un insediamento particolarmente appetibile per gli industriali extra locali e fu acquistata dal demanio all’inizio dell’ ‘800 dando avvio ad un iter di trasformazione continua con funzione industriale.
Restauri, interventi di modifica e integrazioni di nuovi corpi di fabbrica trasformarono il complesso originario nel corso degli anni intersecandosi anche con continue parcellizzazioni di proprietà.
La Soprintendenza di Venezia pose il vincolo ai resti del chiostro delle clarisse nel 1924 ma l’incuria e la sottoutilizzazione produttiva della porzione più antica e preziosa dell’area di Santa Chiara provocarono in pochi anni un grave degrado del patrimonio architettonico industriale.
Nel 1991, l’intera proprietà, mutilata, rimaneggiata e praticamente abbandonata, viene acquistata da un gruppo imprenditoriale veneziano che si impegna a riportare l’antico insediamento industriale alla piena attività, producendo con tecniche all’avanguardia i manufatti tradizionali del vetro, dalle piastre d’autore, ai vetri d’illuminazione più sofisticati.
Il progetto di restauro, elaborato a cura dello Studio Feiffer e Raimondi sulla base di approfondite ricerche storiche e di elementi di rilievo geometrici e materici di dettaglio, ha inteso coniugare la cultura materiale legata alla tradizione artigianale dell’isola di Murano con un luogo storico, quale è la chiesa di Santa Chiara, risalente ai primi anni del XIV secolo. L’intervento eseguito ha realizzato un centro espositivo inteso con un’accezione ampia ed aggiornata, ossia non solo luogo chiuso di raccolta degli oggetti ma anche spazio aperto che interagisce con la società e con la vita economica delle vetrerie locali.
DESCRIZIONE
La Chiesa confina ad ovest e a sud con una corte ad uso esclusivo e con un passaggio comune; lungo i lati est e nord è in adiacenza con alcuni edifici, di recente realizzazione, in parte abbandonati e crollati e in parte destinati alle attività collegate al commercio e alla produzione di vetri.
Originariamente a navata unica di forma rettangolare e interrotta nel senso della lunghezza da un setto murario trasversale con un arcone in pietra d’Istria, le modeste dimensioni della chiesa erano, al momento del rilievo di progetto, articolate diversamente e organizzate su due piani (circa 660 mq per piano ed un’altezza complessiva di circa 12 metri).
L’edificio presentava caratteri di inaccessibilità di gran parte della fabbrica a seguito del crollo della copertura avvenuta alla fine degli anni Novanta, evento che aveva danneggiato gran parte del piano primo e del piano terra, soprattutto nella porzione posta a ovest.
La facciata principale ad ovest, abbellita con intarsi e modanature in pietra d’Istria e costruita in mattoni faccia a vista di colore rossastro e giallo, costituisce l’ingresso principale alla chiesa. Il prospetto est, invece, costituisce il retro della chiesa e presenta varie costruzioni realizzate in aderenza, che impediscono di visualizzarne in maniera completa la forma e la struttura, realizzata in mattoni faccia a vista.
ANALISI DEL DANNO SULLE STRUTTURE
Per quanto attiene le strutture verticali, le caratteristiche costruttive dell’edificio rispecchiano quelle della tradizione architettonica locale: le murature portanti sono di forte spessore (55-58 cm) e costruite in mattoni pieni realizzati a mano e di dimensioni variabili, legati principalmente con malta di calce aerea e sabbia. Le murature originarie appartenenti al periodo di tempo più antico (XVI secolo), sono a quattro teste, di spessore tra i 56-58 cm. Le altre murature longitudinali (spessore 57-58 cm) sono in mattoni fatti a mano e di colorazione eterogenea e presentano sulla sommità un motivo ornamentale a rombi equilateri di dimensione 9×9 cm, compresi tra una doppia fila di mattoni nella parte superiore e una nella parte inferiore, l’insieme in rilievo rispetto alla facciata è sostenuto da una serie di archetti ciechi a doppia ghiera e ad arco acuto ribassato, poggianti su mensole di pietra d’Istria.
Numerosi rimaneggiamenti e modifiche hanno contribuito a lasciare tracce sulle strutture ma è il crollo della copertura, avvenuto a fine degli anni Novanta, che ha apportato ulteriore danno alla costruzione tanto che una parte delle murature del prospetto sud e del prospetto nord (di cui non è stato possibile effettuare un rilievo diretto, data l’inagibilità della zona limitrofa) erano in parte crollate e fessurate. Visivamente quindi le zone strutturali più compromesse erano quelle lungo i prospetti sud e nord, a causa del crollo della copertura, mentre lungo il prospetto ovest ed est erano presenti alcune fessurazioni di lieve entità e in prossimità dei tiranti metallici.
SISTEMI FIBRE NET
L’intervento di consolidamento delle strutture murarie è stato progettato prevedendo trattamenti diversificati in relazione alla natura del degrado e dei dissesti presenti.
Il crollo della copertura lignea ha richiesto un mirato intervento di consolidamento e rifacimento delle strutture dell’edificio per far fronte ai danni prodotti. In particolare, la parete nord, proprio perché maggiormente danneggiata per il crollo della copertura, è stata per gran parte ricostruita e per la restante parte consolidata, previa esecuzione di saggi ed indagini puntuali. La ricostruzione della muratura è stata realizzata in sottosquadro, utilizzando mattoni pieni fatti a mano di composizione e conformazione simili agli originali attigui, compresa la stilatura con malta di calce idraulica naturale bianca e sabbia di fiume.
In un complesso architettonico così particolare e nell’ambito di un progetto di conservazione eseguito sotto l’attenta sorveglianza della Soprintendenza, la realizzazione di un paramento murario alto circa 12 metri e privo di qualsiasi elemento utile a garantirne la stabilità tramite ‘agganci’ verticali o orizzontali, è stato possibile anche grazie all’utilizzo di materiali innovativi come la rete in fibra di vetro, rete in GFRP.
Il paramento murario ricostruito, infatti, è stato realizzato con mattoni pieni di recupero in loco, o comunque similari a quelli esistenti, posizionati in maniera tale da tessere una muratura analoga a quelle esistenti. La stabilità strutturale e le caratteristiche meccaniche della muratura sono state raggiunte utilizzando strati interposti di rete a maglia 33×33 in GFRP lungo la muratura secondo una logica regolare: ogni cinque corsi mattoni, infatti, una ‘striscia’ di rete è stata stesa lungo l’intero paramento murario (ma con larghezza leggermente inferiore) ed alloggiata nel letto di malta di calce dopo aver predisposto opportuni elementi di collegamento verticale (barre in acciaio inox) tra strato inferiore e strato successivo, quello alloggiato dopo ulteriori cinque corsi di mattoni.
L’applicazione della rete in fibra di vetro è stata dunque determinante per la realizzazione della porzione del setto murario mancante consentendo successivamente la posa della copertura lignea, parzialmente crollata, e la rinascita di un edificio dalle origini antiche.
La nuova muratura, dunque, è stata realizzata in sottosquadro, con mattoni pieni fatti a mano di composizione simile agli originali attigui, compresa stilatura con malta di calce idraulica naturale bianca e sabbia di fiume, in modo tale da distinguere l’aggiunta rispetto all’esistente, per non falsificare il contesto e non rendere l’elemento di inserimento prevaricante o invasivo ma disegnato in modo da ottenere un gradevole e non dirompente rapporto antico-nuovo.
Dopo anni di abbandono ed una storia di trasformazioni e destinazioni d’uso complessa e articolata, da edificio religioso a magazzino per lo stoccaggio e deposito di vetri artistici, oggi la chiesa di Santa Chiara svolge una funzione essenzialmente legata all’esposizione di vetri di produzione locale, proponendo un’organizzazione spaziale strettamente relazionata al distributivo esistente.
SCHEDA CANTIERE
OGGETTO_Intervento di conservazione e riuso della Chiesa di Santa Chiara, Fondamenta Manin
LOCALITA’_Murano (Venezia)
COMMITTENTE_MAF S.R.L., MURANO (VE)
PROGETTISTI_Studio Feiffer e Raimondi, Venezia
REALIZZAZIONE_2014
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